Gli autovelox abbattono la velocità e ora nelle strade italiane molti tremano.
Da anni si sta cercando di raggiungere il tanto atteso e necessario obiettivo delle zero morti sulla strada, anche se si sa che non è di certo un qualcosa di facile da ottenere. I pericoli sono sempre dietro l’angolo e soprattutto si deve cercare di fare in modo che si rispettino i limiti di velocità, con questa che è una delle principali cause di incidenti.
Allo stesso modo diventa necessario che le istituzioni non abusino del loro ruolo di potere e dunque abbiano l’intelligenza e l’accortezza di imporre dei limiti sensati. Nel momento in cui diventa chiaro come questi non siano consoni alla strada e siano troppo più bassi rispetto a quello che vuole la logica, ecco che nella testa del cittadino scatta la sensazione di essere truffato.
Sono molti infatti coloro che pensano come gli autovelox nascano solo per spillare ulteriormente dei soldi dalle tasche dei cittadini e ora si va verso l’ennesima rivoluzione non gradita. Anche a Roma si sta puntando a dare vita a uno dei progetti sicuramente maggiorente discussi degli ultimi mesi e che vede i limiti di velocità come protagonisti.
Alla fine sembra davvero che anche Roma sarà destinata a diventare una città Zona 30. Una scelta che sembra essere chiara dalle parole di Eugenio Patané, ovvero l‘Assessore alla Mobilità di Roma Capitale. Questi infatti ha sottolineato come ci sono alcuni piani per il futuro della Città Eterna, partendo dal fatto che si debba arrivare a ridurre la velocità in ben 1000 strade locali.
Si parla di un progetto che porterà così molte più strade romane a dover far rispettare il limite massimo di 30 km/h, sicuramente non molto diverso da quello che accade ora. Infatti il traffico capitolino è molto intenso, dunque non ci si discosterebbe moltissimo da quella che comunque è la realtà odierna.
Aumenteranno però anche le ZTL e soprattutto gli autovelox, con questi che saranno installati per ben 60 nuovi dispositivi, con questi che si alterneranno tra quelli fissi e chi invece sarà usato come tutor. Una scelta che di certo non è popolare e il Comune sa bene che non può pretendere il totale sostegno da parte della cittadinanza.
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