Il dieselgate sconvolse il gruppo Volkswagen ed il mercato nell’auto nel lontano 2015. Ora ci sono ben due marchi del gruppo Stellantis sotto accusa, per episodi avvenuti ormai diversi anni fa.
Il gruppo Stellantis è in grave difficoltà a causa del crollo di vendite che ha fatto registrare nel corso degli ultimi mesi, ed ora le cose potrebbero farsi ancor più serie. Due noti brand del colosso automobilistico sono sotto accusa per dieselgate, un termine che abbiamo imparato a conoscere esattamente un decennio fa. Nell’autunno del 2015, si iniziò a parlare dello scandalo delle emissioni truccate dei motori a gasolio.

All’epoca, ne fu protagonista il gruppo Volkswagen, che finì a processo e subì pesantissime sanzioni economiche, che hanno fatto la loro parte nella crisi che il gigante di Wolfsburg vive ancora oggi. Ebbene, ora sono due marchi di Stellantis ad essere finite nel mirino delle autorità francesi, per delle possibili irregolarità che sarebbero avvenute nel periodo compreso tra il 2009 ed il 2015. Andiamo a scoprire di quali costruttori si tratta e di cosa sono stati accusati.
Stellantis, sotto accusa sia Peugeot che Citroen
A dieci anni dal dieselgate che colpì la Volkswagen si torna ad utilizzare questo termine. Secondo quanto reso noto da “L’Automobile Magazine“, Peugeot e Citroen, membri di Stellantis, sarebbero sotto accusa dalle autorità francesi. Secondo queste ultime, tra il 2009 ed il 2015, i due marchi avrebbero venduto sul mercato dei veicoli Euro 5 a gasolio non conformi alle normative europee sulle emissioni. La giustizia non ha ancora emesso alcun tipo di verdetto, ma la procura di Parigi ha chiesto di aprire un nuovo processo dopo le prime incriminazioni, che c’erano state il 9 ed il 10 di agosto del 2021. La storia, dunque, non è del tutto nuova, ma ora è tornata di stretta attualità.

All’epoca dei fatti, Peugeot e Citroen erano membre del gruppo PSA e non di Stellantis, che ancora non era nato. L’accusa sostiene che i veicoli siano stati appositamente tarati per aggirare le norme anti-inquinamento, esattamente ciò che fece anche la Volkswagen, ma quella vicenda fu scoperta negli Stati Uniti d’America e non nel Vecchio Continente. I dirigenti del gruppo hanno subito respinto ogni tipo di accuse, sottolineando che quelle auto rispettavano pienamente le regole sulle emissioni. Insomma, la holding multinazionale olandese avrà una nuova, brutta gatta da pelare, dal momento che su questo tipo di argomenti c’è grande attenzione oggi. Presto avremo maggiori aggiornamenti.